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Musica classica nei media degli anni 70 e 80

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Sono da ricordare anche gli usi della musica classica da parte di autori omaggiati da Battiato in alcune sue cover, Rain and tears/Lacrime e pioggia del 1968 degli Aphrodite's child (la cui cover di Battiato venne pubblicata nel 1982) cita il Canone in Re di Pachelbel, la Canzone dell'amore perduto del 1966 di De Andrè cita l'adagio del concerto in re maggiore di Telemann e Sergio Endrigo, di cui Battiato ha cantato tre cover, ha realizzato anche "La marcia dei fiori" del 1969 basata sulla Cantata BWV 147 di Bach:

 

 

Ciao.

Le nuvole non possono annientare il sole...
Cita da Fagiolino su Febbraio 8, 2023, 12:15 pm

Continuiamo a parlare di Carosello. Verso il 1973/1974 c'era una canzone di Giorgio Gaber: com'è bella la citta! che pubblicizzava l'Associazione Ceramiche Italiane.

Un elogio della città che via via diventa più frenetico e nevrotico (senza mai svelarsi troppo come critica, ma nell'interpretazione di Gaber l'intenzione di avvisare della nevrosi incombente si percepiva).

Com'è bella la città
com'è grande la città
com'è viva la città
com'è allegra la città.

Piena di strade e di negozi
e di vetrine piene di luce
con tanta gente che lavora
con tanta gente che produce.

Con le réclames sempre più grandi
coi magazzini le scale mobili
coi grattacieli sempre più alti
e tante macchine sempre di più
sempre di più, sempre di più, sempre di più!

Era il periodo della gente in progresso, che si muovevano dalle campagne e dai paeselli verso la città. Il tema era molto sentito e trattato. La TV (la RAI) gestiva questo passaggio che era soprattutto culturale con trasmissioni, sceneggiati e pubblicità. Le origini di queste persone in movimento erano spesso trattate come zone irrazionali di paure ataviche e superstizioni e si incoraggiava quindi il modello del cittadino, razionale e rivolto al progresso.

Vieni, vieni in città
che stai a fare in campagna
se tu vuoi farti una vita
devi venire in città.

Dieci anni dopo Orizzonti Perduti parla di zone depresse e di nostalgia ambivalente. Di macchine in tripla fila, di terza linea del metrò. Gaber li aveva avvisati.

Mi è tornato in mente questo post. Volevo precisare che la posizione di Gaber sull'argomento è molto sottile. A differenza di Battiato non rimpiangeva troppo le zone depresse campestri, ma anzi si trovava benissimo nell'habitat cittadino, tanto da aver scritto negli stessi anni questo pezzo:

Direi che Com'è bella la città presa singolarmente è perfettamente in linea con le tue conclusioni, ma all'interno della poetica gaberiana globale, penso fosse principalmente una critica più a come stanno diventando le città più che alla città in sé. Nell'introduzione che faceva dal vivo, infatti, mette l'accento sugli interventi che cercavano di modernizzare le infrastrutture cittadine.

Fagiolino ha reagito a questo messaggio.
Fagiolino
Ed è in certi sguardi che si intravede l'infinito...
Cita da Kaiwanna su Dicembre 15, 2023, 9:17 am
Cita da Fagiolino su Febbraio 8, 2023, 12:15 pm

Continuiamo a parlare di Carosello. Verso il 1973/1974 c'era una canzone di Giorgio Gaber: com'è bella la citta! che pubblicizzava l'Associazione Ceramiche Italiane.

Un elogio della città che via via diventa più frenetico e nevrotico (senza mai svelarsi troppo come critica, ma nell'interpretazione di Gaber l'intenzione di avvisare della nevrosi incombente si percepiva).

Com'è bella la città
com'è grande la città
com'è viva la città
com'è allegra la città.

Piena di strade e di negozi
e di vetrine piene di luce
con tanta gente che lavora
con tanta gente che produce.

Con le réclames sempre più grandi
coi magazzini le scale mobili
coi grattacieli sempre più alti
e tante macchine sempre di più
sempre di più, sempre di più, sempre di più!

Era il periodo della gente in progresso, che si muovevano dalle campagne e dai paeselli verso la città. Il tema era molto sentito e trattato. La TV (la RAI) gestiva questo passaggio che era soprattutto culturale con trasmissioni, sceneggiati e pubblicità. Le origini di queste persone in movimento erano spesso trattate come zone irrazionali di paure ataviche e superstizioni e si incoraggiava quindi il modello del cittadino, razionale e rivolto al progresso.

Vieni, vieni in città
che stai a fare in campagna
se tu vuoi farti una vita
devi venire in città.

Dieci anni dopo Orizzonti Perduti parla di zone depresse e di nostalgia ambivalente. Di macchine in tripla fila, di terza linea del metrò. Gaber li aveva avvisati.

Mi è tornato in mente questo post. Volevo precisare che la posizione di Gaber sull'argomento è molto sottile. A differenza di Battiato non rimpiangeva troppo le zone depresse campestri, ma anzi si trovava benissimo nell'habitat cittadino, tanto da aver scritto negli stessi anni questo pezzo:

Direi che Com'è bella la città presa singolarmente è perfettamente in linea con le tue conclusioni, ma all'interno della poetica gaberiana globale, penso fosse principalmente una critica più a come stanno diventando le città più che alla città in sé. Nell'introduzione che faceva dal vivo, infatti, mette l'accento sugli interventi che cercavano di modernizzare le infrastrutture cittadine.

Totalmente d'accordo, è molto sottile, quasi ambiguo. Credo che in realtà la sua fosse una contro-retorica, cioè contrastare il luogo comune (mi riferisco soprattutto alla "risposta al ragazzo"). Però Com'è bella la città sembra fatta apposta per essere recepita in modi diversi; come sincera, oppure come ironica, oppure come equilibrata (come stiamo facendo noi). Quando la sentivo al "Carosello" ero piccolissimo bambino di campagna le percepivo sincera e un po' presuntuosa. Ne avevo anche discusso in casa con un parente che invece la trovava sognante; anche lui desiderava la città, ed in fatti di lì a poco si trasferì. In qualche modo dipinge un mondo e dei sogni generazionali che non esistono più.

Kaiwanna ha reagito a questo messaggio.
Kaiwanna
Cita da Fagiolino su Dicembre 15, 2023, 5:12 pm

Totalmente d'accordo, è molto sottile, quasi ambiguo. Credo che in realtà la sua fosse una contro-retorica, cioè contrastare il luogo comune (mi riferisco soprattutto alla "risposta al ragazzo"). Però Com'è bella la città sembra fatta apposta per essere recepita in modi diversi; come sincera, oppure come ironica, oppure come equilibrata (come stiamo facendo noi).

Adesso che ci penso, non è l'unica sua canzone impostata così. Nel 1971 (quindi siamo sempre lì con gli anni) ha fatto questo pezzo che a leggere solo il testo sembra nostalgico e sincero, ma l'arrangiamento lo trasforma in una cosa un po' inquietante che ti fa chiedere se non voglia in realtà contrastare, anche qui, il luogo comune.

Fagiolino ha reagito a questo messaggio.
Fagiolino
Ed è in certi sguardi che si intravede l'infinito...
Cita da Kaiwanna su Dicembre 17, 2023, 8:43 am
Cita da Fagiolino su Dicembre 15, 2023, 5:12 pm

Totalmente d'accordo, è molto sottile, quasi ambiguo. Credo che in realtà la sua fosse una contro-retorica, cioè contrastare il luogo comune (mi riferisco soprattutto alla "risposta al ragazzo"). Però Com'è bella la città sembra fatta apposta per essere recepita in modi diversi; come sincera, oppure come ironica, oppure come equilibrata (come stiamo facendo noi).

Adesso che ci penso, non è l'unica sua canzone impostata così. Nel 1971 (quindi siamo sempre lì con gli anni) ha fatto questo pezzo che a leggere solo il testo sembra nostalgico e sincero, ma l'arrangiamento lo trasforma in una cosa un po' inquietante che ti fa chiedere se non voglia in realtà contrastare, anche qui, il luogo comune.

Non la conoscevo proprio. Ho visto che è il lato B di un singolo che hai pubblicato qualche tempo nelle "Canzoni Dimenticate". Anche nel lato A, "Oh Madonnina dei Dolori" c'è la contrapposizione paese/città di cui si parlava sopra, ma esposta in modo ancora più doloroso. Fa sentire tutta la distanza, la stessa che c'è tra l'aereo che nel mano del bambino e l'aereo a reazione che diventa un puntino nel cielo. Anche qui non ci sono giudizi espliciti però il punto di vista in tutte e due le tracce  è quello del paese, quasi tribale, sottolineato anche dagli arrangiamenti fatti di cori e "legni" africani.

Kaiwanna ha reagito a questo messaggio.
Kaiwanna
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