Milva, l'ultima diva (autobiografia di mia madre), di Martina Corgnati (La Nave di Teseo)
Segnalo l'uscita di questo bellissimo ritratto di Milva. Lo dico praticamente alla cieca dopo aver letto solo alcune pagine, perché sono scritte con tale cura e amore che non può che essere bellissimo nella sua interezza.
Sto ascoltando il triplo cd tedesco contenente la versione "lunga" di "Alexanderplatz"
devo dire che Milva sicuramente è una grande interprete e le canzoni in tedesco mi sembrano (per quanto ne posso capire)
interpretate con una ottima pronuncia, davvero invidiabile
ma, accidenti, la qualità dei pezzi è ondivaga
e spesso si casca in brani di pop roboante e retorico che davvero non meritavano una voce di questo livello
Sto leggendo la biografia, da cui si comprende bene la genesi e l’evoluzione del successo di Milva in Germania. Se ho bene inteso, diversamente da quanto credevo, Milva è “arrivata” in Germania non per le sue indiscutibili doti di grandissima (forse la migliore?) interprete brechtiana, ma per un progetto vagamente simile al contemporaneo “canzoni tra le due guerre” declinato però sui classici tedeschi dell’epoca (da Lili Marlene in giù, per capirci). Da lì in avanti, Milva è diventata a tutti gli effetti un’artista tedesca di punta a livello contrattuale (in Italia era “esportata”, tecnicamente parlando), e il filone delle produzioni italiane con Jannacci, Battiato etc., è quasi uno spin-off parallelo e “minore” (si fa per dire…) rispetto alla elefantiaca produzione discografica in Germania che invece è proseguita con logiche e regime “industriale”, da cui è facile aspettarsi risultati artistici quantomeno ondivaghi…direi con onde di 10 metri, ondivaghi. Poi la durezza della lingua, che personalmente amo nella classica, nel pop di certo non aiuta…