Cita da Multivac su Gennaio 1, 2021, 1:01 pm

Documentario che mantiene quello che promette nel titolo, ovvero che presenta vari punti di vista sulla morte e su quello che può significare per l'uomo, c'è anche il punto di vista di chi non crede nell'aldilà, quello di Sgalambro.

 

Come ho già detto altre volte, penso che ben poche persone abbiano scelto un certo atteggiamento pratico sulla morte perché sono state convinte da ragionamenti complicati su aldilà, anime e cose simili, ragionamenti che possono essere criticati da altri. Più che altro le persone possono aver cambiato idea dopo certe esperienze personali, "esistenziali" in prima persona. Dunque, non importa se certe esperienze personali interpretati come "viaggi astrali" o come "sogni e ricordi legati a vite precedenti" possono avere spiegazioni "scientifiche" che negano l'aldilà, se queste esperienze personali aiutano ad affrontare meglio la morte allora tanto meglio. Come diceva Pascal ci sono due eccessi: escludere la ragione e ammettere solo la ragione. Questa secondo me è una buona maniera di leggere il documentario. 

 

Interessante comunque è notare che in culture diverse da quella occidentale ciò che spaventa della morte non è tanto che dopo ci possa essere il nulla ma che dopo ci possa essere sofferenza. Come dicono quei monaci buddhisti tibetani per loro è normale ritenere che la mente di un individuo  sia il risultato di una causa precedente nel passato e che la mente produca effetti nel futuro. Si tratta di una teoria che ha anche una sua "logica" simile a quella "scientifica", però questo è vissuto da questi monaci non come qualcosa di positivo a priori ma come qualcosa che ha aspetti negativi in quanto queste vite future possono essere vite con altre sofferenze. Insomma, il documentario ha spunti interessanti anche se non so se tutti gli spettatori hanno i mezzi appositi per comprenderli.

 

Ciao.